UNA LETTERA DAL LAGER 

Il soldato Arcangelo non era stato fortunato.  Quando, nel marzo '44, zia Carmela scriveva dall'America "voglio sapere dove si trovano le tue figli",  la famiglia conosceva ormai la verità, dopo mesi di angoscia. Dall'8 settembre 1943 Arcangelo era prigioniero dei tedeschi.

 

 

  

In qualche modo la posta arrivava: ecco una Kriegsgefangenenpost (posta dei prigionieri di guerra) dallo Stammlager IX A Ziegenhain (Bez. Kassel)/Kommando Nr 9099 (I). Il prigioniero Libutti Arcangelo, matricola 77239, riesce a scrivere a casa con un mozzicone di matita. La grafia è incerta, gli errori molti, ma Arcangelo è vivo, e così scrive sul modello di posta militare: 

Cara moglie, oggi appunto / ho ricevuto la tue notizie / la cartolina che mi avete / scritto il 23.3.44 e non ho/ ricevuto altro più / (illeggibile)  niente più / dunque cara Eugenia/  io vorrei soltanto sapere / se voi in famiglia state / ?(illeggibile rigo intero)  / se i tuoi fratelli si tro- / vano a casa come pure  /  mio cugino Michele /   Cara moglie io non so / nemmeno cosa dirvi /  pensiamo soltanto / a stare bene giorno / per giorno e non altro / tanti saluti ai miei / (illeggibile)  / e mio fratello e famiglia / a tuo padre e famiglia e tanti /  baci ai cari figli e a te cara-/ mente Arcangelo   / (illeggibile rigo intero)  /   per me.

 

Il soldato Arcangelo non poteva parlare del lager, dovendo passare al vaglio della censura militare tedesca. Ignoriamo come sia arrivata la lettera: forse attraverso la Svizzera, per mezzo della Croce Rossa. Sul modulo si distingue un timbro della censura militare  americana (US ARMY - P/W - Examiner, dove P/W sta per Prisonier of War). 

 

Italiani nei lager

Una cosa è certa: il soldato Arcangelo Libutti non fu tra quelli che accettarono di aderire alla Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), lo stato fantoccio asservito alla Germania che  Mussolini aveva formato nell'Italia del Nord. I nazisti mandavano i fascisti tra i prigionieri, che li invitavano ad arruolarsi nel nuovo esercito della R.S.I. Chi accettava tornava in Italia e riceveva cibo, vestiti e paga militare. Chi rifiutava restava nel lager.

Dei 600.000 prigionieri italiani in Germania furono pochi quelli che cedettero alle lusinghe e alle minacce, sopportando le privazioni e i rischi di una dura prigionia fino alla liberazione da parte degli Alleati.

 

Hitler, dal canto suo, riteneva traditori gli italiani, non riconoscendo loro un trattamento da prigionieri di guerra. Così i militari italiani catturati erano inviati ai lavori forzati nei lager più duri con i russi, i polacchi, gli ebrei: molti morirono di fame, stenti e malattie.

 

 

 

 

KG: Kriegsgefangene  

Mil. Int.: Militärinterniert

Il 24.9.43 Hitler ordina che gli italiani siano definiti internati militari (MIL.INT.) e non prigionieri di guerra (KG). La qualifica MIL.INT. indica soldati che si trovano in un paese neutrale, che li disarma affinché non compiano azioni di guerra; essa non era applicabile ai soldati italiani, ma lascia intendere le intenzioni naziste. 

La Convenzione di Ginevra (1929)regola i diritti del KG, che non può essere maltrattato o impiegato nell'industria bellica; la  Croce Rossa Internazionale vigila che gli sia assicurato il trattamento corrispondente. Ma la Convenzione non garantisce ai MIL.INT. ciò che prevede per i KG: basta quindi cambiare la definizione dei militari catturati, e avviarli ai lavori forzati senza neppure violarla formalmente.

A nulla vale la dicitura Kriegsgefangene dei moduli di posta: il trattamento giuridico non è quello corrispondente. 

Qualcosa di simile capitava ai KG francesi: il Governo di Vichy consentiva che i suoi soldati, dal '43 definiti MIL.INT., fossero impiegati come lavoratori civili, specie in agricoltura, con tanto di contratto di lavoro. I compiacenti fascisti della R.S.I. consentirono di declassare gli italiani a MIL.INT: così essi persero lo status di KG, garantito dalla Convenzione di Ginevra. Sottratti ai controlli della Croce Rossa, furono immessi in fabbriche belliche e miniere al fianco dei russi, la cui mortalità era  elevata. I fascisti speravano che le pesanti privazioni dei lager li inducessero ad una massiccia adesione alla R.S.I.: un calcolo errato.

 

Indietro  Avanti home