UNA LETTERA DAL LAGER |
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Il soldato Arcangelo non era stato
fortunato. Quando, nel marzo '44, zia
Carmela scriveva dall'America "voglio
sapere dove si |
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In qualche modo la posta arrivava: ecco
una Kriegsgefangenenpost (posta dei
prigionieri di guerra) dallo Stammlager IX A Ziegenhain (Bez. Kassel)/Kommando Nr 9099 (I). Cara moglie, oggi appunto / ho ricevuto la tue notizie / la cartolina che mi avete / scritto il 23.3.44 e non ho/ ricevuto altro più / (illeggibile) niente più / dunque cara Eugenia/ io vorrei soltanto sapere / se voi in famiglia state / ?(illeggibile rigo intero) / se i tuoi fratelli si tro- / vano a casa come pure / mio cugino Michele / Cara moglie io non so / nemmeno cosa dirvi / pensiamo soltanto / a stare bene giorno / per giorno e non altro / tanti saluti ai miei / (illeggibile) / e mio fratello e famiglia / a tuo padre e famiglia e tanti / baci ai cari figli e a te cara-/ mente Arcangelo / (illeggibile rigo intero) / per me. |
Il soldato Arcangelo non poteva parlare del lager, dovendo passare al vaglio della censura militare
tedesca. Ignoriamo come sia arrivata la lettera: forse attraverso la Svizzera,
per mezzo della Croce Rossa. Sul modulo si distingue un timbro della
censura militare americana (US
ARMY - P/W - Examiner, dove P/W sta per Prisonier
of War).
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Italiani nei lager
Una cosa è certa: il soldato Arcangelo Libutti non fu tra quelli che accettarono di aderire alla Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), lo stato fantoccio asservito alla Germania che Mussolini aveva formato nell'Italia del Nord. I nazisti mandavano i fascisti tra i prigionieri, che li invitavano ad arruolarsi nel nuovo esercito della R.S.I. Chi accettava tornava in Italia e riceveva cibo, vestiti e paga militare. Chi rifiutava restava nel lager. Dei 600.000 prigionieri italiani in Germania furono pochi quelli che cedettero alle lusinghe e alle minacce, sopportando le privazioni e i rischi di una dura prigionia fino alla liberazione da parte degli Alleati. |
Hitler, dal canto suo, riteneva traditori gli italiani, non riconoscendo loro un trattamento da prigionieri di guerra. Così i militari italiani catturati erano inviati ai lavori forzati nei lager più duri con i russi, i polacchi, gli ebrei: molti morirono di fame, stenti e malattie.
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KG: Kriegsgefangene Mil. Int.: Militärinterniert Il 24.9.43 Hitler ordina che gli italiani siano definiti internati militari (MIL.INT.) e non prigionieri di guerra (KG). La qualifica MIL.INT. indica soldati che si trovano in un paese neutrale, che li disarma affinché non compiano azioni di guerra; essa non era applicabile ai soldati italiani, ma lascia intendere le intenzioni naziste. |
La Convenzione di Ginevra (1929)regola i diritti del KG, che non può essere maltrattato o impiegato nell'industria bellica; la Croce Rossa Internazionale vigila che gli sia assicurato il trattamento corrispondente. Ma la Convenzione non garantisce ai MIL.INT. ciò che prevede per i KG: basta quindi cambiare la definizione dei militari catturati, e avviarli ai lavori forzati senza neppure violarla formalmente. A nulla vale la dicitura Kriegsgefangene dei moduli di posta: il trattamento giuridico non è quello corrispondente. |
Qualcosa di simile capitava ai KG francesi: il Governo di Vichy consentiva che i suoi soldati, dal '43 definiti MIL.INT., fossero impiegati come lavoratori civili, specie in agricoltura, con tanto di contratto di lavoro. I compiacenti fascisti della R.S.I. consentirono di declassare gli italiani a MIL.INT: così essi persero lo status di KG, garantito dalla Convenzione di Ginevra. Sottratti ai controlli della Croce Rossa, furono immessi in fabbriche belliche e miniere al fianco dei russi, la cui mortalità era elevata. I fascisti speravano che le pesanti privazioni dei lager li inducessero ad una massiccia adesione alla R.S.I.: un calcolo errato.
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