I PRIGIONIERI ITALIANI: UN BILANCIO TRAGICO. Ai 600.000 militärinterierten italiani si negò il trattamento previsto dalla Convenzione di Ginevra. Hitler li usò nell'industria bellica e nelle miniere, dove la mortalità era elevata. Schiavi cedibili alle case farmaceutiche a 170 marchi cadauno, affittabili alle fabbriche a 6 marchi al giorno... Nel luglio '44 l’accordo Hitler-Mussolini li trasformò in "lavoratori civili": altra beffa, imposta o presentata come mera formalità ai soldati, adibiti ai lavori forzati come prima. Intanto i fascisti si aggiravano nei lager chiedendo adesioni alla R.S.I., offrendo un miglior trattamento. Nonostante le condizioni disumane dei lager, il 90% dei soldati e il 70% degli ufficiali rifiutarono le proposte fasciste. 40.000 di loro pagarono tale scelta con la sofferenza, la fame e la morte. Il tasso di mortalità degli italiani fu di gran lunga il più elevato tra tutti i prigionieri di guerra occidentali in mano ai nazisti. Ai militari vanno aggiunti i circa 40.000 italiani deportati nei KZL, i campi di sterminio: 7-10.000 ebrei, oltre 30.000 antifascisti e partigiani. Di costoro, ben 36.000 morirono di stenti, sevizie, camere a gas.In tutto, ben 78.216 italiani, secondo i registri dei decessi compilati dai tedeschi in ogni lager.
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Buchenwald, campo di sterminio "La resistenza nei campi di concentramento, come quella che si sviluppò nei ghetti polacchi, è da annoverare accanto alle più grandi vittorie dello spirito sulla carne, accanto alle imprese più eroiche della storia umana, che sono le più disparate, quella in cui si combatte a spalle scoperte e nessuna speranza di vittoria sostiene i combattenti e rinnova le loro forze." (Primo Levi, ebreo deportato, autore del libro Se questo è un uomo.) "Nella quotidianità del lager non vi era posto per una benevola comprensione perché si volevano distruggere gli uomini (...) per tale comportamento questi uomini appaiono come un nuovo tipo di eroe rispetto a quello classico. Mi pare giustissimo inquadrare, dal punto di vista storico, la loro resistenza come contributo alla guerra di liberazione che comprendeva non solo la sfera militare, ma anche quella morale ed etica". (Gerhard Schreiber, storico tedesco, autore del volume I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich.)
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Quanto a Ziegenhain...
Dei tanti campi per prigionieri di guerra costruiti nel territorio del Reich è forse quello meglio conservato, e dal 1985 posto sotto vincolo storico. Esteso 47 ettari, conta più cimiteri: uno per i prigionieri polacchi e dell'Europa occidentale, l'altro per "i prigionieri di guerra serbi e sovietici che, dichiarati subumani dai nazisti, hanno perso le loro vite, come pure gli internati militari italiani."* Di 35.000 prigionieri registrati nel 1941, ben 32.000 erano francesi. Poi giunsero olandesi, belgi, serbi, italiani e americani. Migliaia di russi, giunti nel novembre 1941, furono segregati in un settore separato del lager, in condizioni inumane. Nel 1944 i prigionieri erano 50.000. Gran parte pativa i lavori forzati in uno dei 2000 kommando del distretto militare IX, soprattutto nelle fabbriche di armamenti di Kassel, nelle fabbriche di munizioni di Stadtallendorf e nei lavori agricoli. Dopo la liberazione vi furono internati soldati tedeschi, SS, membri del NSDAP; poi Ziegenhain divenne campo di transito (DP 95-443) per ebrei dell'Europa orientale in attesa di emigrare. Nel 1948 nelle baracche del campo si insediarono i profughi fuggiti dalla Germania orientale, che diedero vita ad una nuova comunità: Truthzain. *vedi Lager und Gedenkstätte Trutzhain, in http://mitteleuropa.de/trutzhain.htm
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La
memoria dello Stalag IX A di Ziegenhain, per meritoria decisione di alcuni
privati cittadini e delle autorità
tedesche, è conservata oggi in un museo.
Informationen: Museum zur Geschichte des Kriegsgefangenenlager STALAG IX A Ziegenhain
(1939-1945); des Internierungs-u.DP-Lager Ziegenhain (1945-46,
bzw.1946/47) und der Gemeindegründung durch Flüchtlinge und Vertriebene. Anschrift: Seilerweg 1
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