EPILOGO

 

Dopo il rinvenimento delle lettere di zia Carmela e del padre Arcangelo, Giuseppe Libutti ha trovato un foglio di carta che ha fatto il tragitto dalla Germania a Rionero nelle tasche del soldato Arcangelo, nel 1945:

Compagnia "A"

746 Battaglione Operativo Ferroviario

APO 403   US ARMY

  20 settembre 1945

 A CHI POSSA INTERESSARE

Questa lettera certifica che Libutti Arcangelo è stato impiegato da questa Compagnia per alcuni mesi e ha dimostrato di essere onesto, fedele e cortese nel disbrigo delle sue occupazioni. 

Io raccomando quest’uomo per qualsiasi occupazione che egli possa essere qualificato ad esercitare.

THOMAS J. REAGAN 1° Tenente, TC Comandante

Dalla lettera si capisce che, per alcuni mesi dopo la liberazione di Ziegenhain (30 marzo 1945) Arcangelo Libutti lavorò per gli americani (un reparto del genio ferroviario). 

Nel 1945 la Germania era sconvolta dai bombardamenti, le  strade intasate da profughi senza documenti: solo qualche mese dopo la resa tedesca il reduce Arcangelo intraprese la lunga strada del ritorno. 

Il foglio del tenente Reagan era un valido lasciapassare per ottenere un passaggio a bordo di jeep americane, o sbrigare un lavoro saltuario.

 

Un americano a Rionero

Nel frattempo, alla fine del 1944 o nel 1945 (non conosciamo bene la data) Antonio Racine, il figlio di zia Carmela, era sul fronte italiano e arrivo' a Rionero per visitare il paese di sua madre. 

Antonio non incontrò il cugino Arcangelo, ancora in Germania; fu ospitato nella casa di suo zio Angelo Domenico.

Il maggiore dei nipoti dell'antico patriarca (anche lui, di nome, Angelo Domenico Libutti) aveva circa 14 anni e ricorda ancora il "capitano americano" a cui faceva da guida. Antonio Racine si stupì molto vedendo le condizioni di vita dei parenti italiani: nell'Italia dell'epoca non c'erano le comodità e il progresso dell'America, neppure per un agricoltore benestante come suo zio... 

Ad un'epoca di poco successiva alla fine della guerra risalgono alcune fotografie inviate in America, a zia Carmela, dove vediamo Angelo Domenico Libutti con la moglie Pasqualina e con alcuni nipoti (da sinistra: Angelo Domenico figlio di Arcangelo, Angelo Domenico figlio di Pasquale, Ida Labella).

 

 

Così finì la guerra anche per quella famiglia, lasciando una triste eredità: i figli erano stati lontani tanto tempo, gli animali da lavoro requisiti dall'esercito, nulla era più come prima.

Il soldato Arcangelo, per i patimenti sofferti nel lager, subì operazioni chirurgiche che gli preclusero la piena attività lavorativa. 

Il suo ritorno fu simile a quello di tanti reduci mandati a combattere una guerra sbagliata: i sopravvissuti di un'armata tradita, disprezzata, abbandonata. Dopo aver seppellito oltre 40.000 compagni di prigionia in Germania, gli ex prigionieri degli Stalag nazisti tornavano in un'Italia già indifferente e sorda alle loro sofferenze. 

Eppure toccava anche a loro contribuire a ricostruire la patria con il loro lavoro di contadini, operai, artigiani. Cominciava il dopoguerra, forse con migliori prospettive, ma non senza difficoltà e sacrifici.  

                                         

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